mercoledì 21 marzo 2012

Il curioso caso di Amanda Hocking

Tra le Penne Indipendenti estere è probabilmente meglio partire dall'alto. Lo farò con Amanda Hocking che è stata di recente in Italia per presentare al pubblico Switched (Fazi Editore; qui un'anteprima). L'obiettivo di questo post non è eleggere la Hocking quale modello; il suo è un caso eccezionale e per ogni autrice come lei ce ne sono decine di migliaia che non arrivano a vendere dieci copie autoprodotte. Penso sia comunque interessante prendere in considerazione anche la sua carriera per gettare alcune basi che verranno utili oggi e in futuro.

Amanda Hocking è nata il 12 luglio 1984, ha un sito personale dove espone i propri romanzi, un blog attivo dal 2009 in cui scrive di tutto un po', un profilo Twitter con quasi 13 mila follower e un fan club su Facebook a quota 15 mila "Like".

La sua è la tipica favola americana: ha lavorato come operatrice sociale sino al 2010 e nel tempo libero ha scritto 17 (diciassette) romanzi. Dopo esser stata rifiutata da decine di agenti e case editrici, ad aprile 2010 ha deciso di autoprodurre le proprie opere distribuendole in ebook. Lo ha fatto inizialmente con la speranza di guadagnare poche decine di dollari; in sei mesi aveva venduto 20.000 ebook e appena 101 copie cartacee, nel giro di undici mesi ha invece incassato oltre due milioni distribuendo un milione di copie digitali. A quel punto, nel marzo 2011, ha trovato un agente e firmato un contratto con un editore tradizionale.

Cosa possiamo imparare dal successo di Amanda Hocking? Almeno quattro cose:
  • L'importanza di essere connessi al proprio gruppo di lettori. La Hocking ha aperto il suo blog un anno prima di lanciarsi nell'avventura editoriale e ha stretto numerose amicizie virtuali; nelle FAQ, inoltre, dichiara di leggere ogni commento su ogni piattaforma, anche se non risponde a tutti. Il fatto che sia un'appassionata di Twitter (a oggi ha scritto oltre 16 mila tweet) aiuta, e molto.
  • L'importanza di autoprodurre libri di un determinato genere. Ovviamente nessuno può imporre un genere a uno scrittore - a meno che non sia un ghost writer - poiché lui (o lei) dovrebbe scrivere ciò che più gli/le piace e meglio conosce, in linea con le sue letture personali. Ma è ovvio che l'aver scritto romanzi legati al "paranormal romance" e alla "young adult fiction" ("vampire romance", ad esempio) le ha conferito due vantaggi: sfruttare la scia di un fenomeno editoriale come la saga di Twilight (Stephanie Meyer) e avere un pubblico giovane e abituato alle nuove tecnologie, più propenso all'acquisto digitale che cartaceo.
  • L'importanza di essere prolifici e autoprodurre più romanzi. Caricare in rete più libri ha permesso alla Hocking di guadagnare autorevolezza, di instaurare un legame molto forte con i suoi lettori - presto divenuti fan, visto che avevano l'istantanea possibilità di passare da un libro all'altro - e di imporsi massicciamente sul mercato. Questo non significa che bisogna mettere insieme alla bell'e meglio tot romanzi; la qualità è importante.
  • L'importanza di avere fortuna e una buona tempistica. Per rispettare questa consegna bisogna avere fiuto e un discreto lato B. Conoscere il mercato attuale scandagliando Internet, tuttavia, rappresenta una condizione imprescindibile. Ed è per questo che è nato un Bildungsblog come Penne Indipendenti.

Infine, lo ripeto ancora: il caso di Amanda Hocking è eccezionale, non rappresenta la regola. Bissare il suo successo sul mercato italofono è per il momento una chimera. Il bacino di potenziali lettori è di gran lunga inferiore a quello del mercato anglofono, la diffusione di ebook reader è al momento scarsa rispetto agli States, l'abitudine di acquistare ebook su Internet è troppo poco diffusa .

Ma il grosso interrogativo è il seguente: quanto tempo passerà ancora, prima che il nostro mercato trovi la sua Hocking?

Nessun commento:

Posta un commento