lunedì 5 novembre 2012

Intervista a Stefano Lanciotti - Da Penna indipendente ad autore pubblicato


Poco tempo fa, parlando di Amanda Hocking, mi chiedevo quando il mercato italofono avrebbe trovato il suo primo autore autoprodottosi capace di raggiungere un successo tale da convincere un editore tradizionale a puntare su di lui. Un argomento risollevato in occasione della mia conversazione con Rosario Maria Oliveri all'interno del suo podcast (si veda il link qui a sinistra).

Ebbene, ce l'abbiamo. Habemus Amanda Hocking. Il suo nome è Stefano Lanciotti, classe 1967, di professione ingegnere. La sua prima pubblicazione autoprodotta risale a un anno fa: il 5 novembre 2011 l'autore caricò il thriller Phönix su iTunes e lo mise a disposizione gratuitamente. I numerosi download lo convinsero a pubblicare altre quattro opere (tre fantasy e un thriller) a pagamento. Maggiori informazioni sulla sua escalation di successi sono disponibili sul suo sito.

A inizio ottobre di quest'anno la svolta: la Newton Compton si fa avanti e compra i diritti per pubblicare Phönix. Oltre alla conferma che le grosse case editrici si interessano anche di Penne indipendenti senza ignorarli o disprezzarli, si tratta probabilmente del più rilevante traguardo mai raggiunto da un autore autoprodotto sino a ora, e per di più a meno di un anno dall'esordio. Dopo l'intervista di Sarah Iles su sulleparole.it (un sito di cui parlerò ancora a breve) ho voluto sottolineare l'importanza di questo passaggio con un'ulteriore chiacchierata via mail. Ringrazio quindi Stefano per le interessanti risposte e vi invito a leggerla.


Mattia Bertoldi - Quando hai ricevuto l'offerta di Newton Compton, hai avuto qualche esitazione oppure hai subito pensato di dire sì? 
Stefano Lanciotti - Ho avuto qualche esitazione, ma non fraintendermi: non è perché me la tirassi. Il motivo era legato al contratto che mi proponevano, nel quale c’era una clausola che mi obbligava a dare loro la prelazione per i miei romanzi per i prossimi cinque anni. Non avendo un agente o un esperto della materia che mi consigliasse, mi sono chiesto se questa clausola non fosse troppo vincolante. Alla fine siamo giunti a una sorta di compromesso, ma soprattutto mi sono detto che era un’occasione troppo importante per lasciarmela sfuggire…

MB - Tu sei un autore autopubblicato con migliaia di lettori; cosa pensi che guadagnerai consegnando i tuoi manoscritti a una casa editrice e cosa invece perderai in termini di libertà?
SL - Di certo guadagnerò in visibilità (i lettori su carta sono ancora la stragrande maggioranza e Newton ha una distribuzione capillare) e in “credibilità” perché l’autopubblicato è visto come un figlio di un dio minore, uno sfigato che non trova un editore. Perderò la possibilità di gestire da solo tutta la produzione, compresi i tempi di pubblicazione e la scelta delle copertine. Tanto per fare un esempio, sto ultimando il terzo libro della serie Nemmera, con protagonista Sara Kohn. Nelle previsioni precedenti alla firma del contratto, avrei dovuto pubblicarlo prima di Natale, appena finito l’editing. In realtà rimarrà nel mio computer finché Newton non pubblicherà Phönix e poi deciderà la strategia per Nemesis e i romanzi successivi, quindi penso almeno un anno.

MB - Com'è arrivato il tuo nome a Newton Compton? Uno dei tuoi ebook è finito nelle mani (o nel reader) di uno dei loro agenti, oppure è successo in maniera diversa?
SL - Non lo so con certezza. Io non ho mai inviato nulla, finché non mi hanno contattato loro chiedendomi i miei romanzi. Credo che abbiano notato il mio nome costantemente tra i cinquanta ebook più venduti di iTunes durante l’intero 2012, ma, ripeto, non ne sono certo.

MB - Sei uno dei primi autori indie a raggiungere il traguardo della pubblicazione con una grande casa editrice; pensi che la tua storia possa essere da esempio per il futuro del settore, un po' come Amanda Hocking negli States?
SL - Forse sì, anche se Italia e Stati Uniti sono lontani anni luce. In America uno scrittore autoprodotto che venda veramente tanto può anche pensare di rimanere tale, visti i numeri. In Italia il mercato è molto più piccolo, se vuoi avere successo credo che un editore forte alle spalle sia quasi inevitabile.

MB - Cosa rispondi a chi sostiene che le opere autopubblicate sono solo robaccia scritte da disperati che sono stati rifiutati innumerevoli volte?
SL - Che in molti casi è così, perché ovviamente l’autopubblicazione toglie il “filtro” della casa editrice e quindi permette a chiunque di raggiungere il pubblico. Per fortuna questo mondo si sta organizzando e cominciano a nascere siti e forum dove trovare recensioni che permettono al lettore di  orientarsi. Uno cui partecipo anche io è www.scrittorindipendenti.com (anche di questo sito parlerò in un prossimo post, NdR), ma immagino ce ne siano anche altri.

MB - Pensi che andrai avanti mantenendo il ruolo di autore indie ed edito, oppure la Newton avrà diritto di prelazione su tutte le tue opere?
SL - La Newton ha voluto avere il diritto di opzione sulle mie prossime opere, ma questo non significa molto. Se non dovessero essere adatte alla loro linea editoriale e non dovessi trovare altri editori, continuerò a proporre i romanzi per conto mio.

MB - Con i primi dati di download a quattro zeri tra le mani, pensavi di arrivare a una grossa casa editrice oppure ti vedevi come autore autoprodotto anche sul medio/lungo termine?
SL - Ero in attesa di vedere come procedevano le cose. È chiaro che mi domandavo come mai qualche casa editrice non fosse quantomeno incuriosita da me, ma non avevo grandi aspettative tanto è vero che stavo pianificando anche altre cose (tipo traduzioni in altre lingue) per conto mio.

MB - Oltre al fatto che la tua prima opera era gratuita (cosa che ha portato alle ottime vendite del secondo volume) quali altre strategie ti hanno portato a un tale risultato? Qualche consiglio da dare agli autori indie?
SL - Il mettere a disposizione una o più opere gratuitamente è la parte centrale della mia strategia. Ha il vantaggio di avvicinare persone che non comprerebbero mai un tuo romanzo, non conoscendoti. In più io ho cercato di coinvolgere i lettori chiedendo loro, in cambio dell’ebook gratuito, di farmi pubblicità su Facebook o tra amici e colleghi. La cosiddetta “pubblicità virale”, che secondo me è molto efficace.

MB - Avresti preferito che la Newton Compton ti ingaggiasse qualche anno fa, quando spedivi i manoscritti alle case editrici oppure è stato meglio arrivarci dopo aver scelto la strada dell'autoproduzione? Che cosa hai imparato in questi mesi?
SL - È una bella domanda, alla quale non so dare una risposta. Diciamo che non avendo avuto alcun riscontro con i “metodi tradizionali”, ho rischiato di mollare e di fatto, in preda allo sconforto, non ho scritto nulla per quasi due anni. D’altra parte l’aver avuto successo come autoprodotto mi ha dato una forza e una consapevolezza maggiori e tra l’altro mi ha messo a contatto diretto con le persone che mi leggono.

MB - Che cosa ti hanno detto quelli della Newton Compton sulla tua scelta di autopubblicarti? Erano scettici? Temevano che le copie vendute avrebbero influenzato le vendite oppure lo vedono come un vantaggio a livello di promozione?
SL - Non ne abbiamo parlato. Credo che loro considerino ancora il mercato dell’ebook piuttosto marginale, non in grado di intaccare le vendite del romanzo cartaceo, ma non lo so con certezza. Quello che posso dire è che ho notato un rispetto che non mi aspettavo nei miei confronti. Mi è sembrato di percepire che mi volessero fortemente nella loro squadra e questo è stato molto gratificante.

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