domenica 23 settembre 2012

"Let's Get Digital", la guida-manifesto di David Gaughran


Se avete interesso per il fenomeno dell'autoproduzione letteraria e siete alla ricerca di un saggio che comprenda consigli, suggerimenti e testimonianze di chi è riuscito a sfondare, Let's Get Digital è l'ebook (in inglese) che fa per voi. Realizzato da David Gaughran - Penna Indipendente britannica 34enne - ha un sottotitolo che è tutto un programma: "How to Self-Publish, and Why You Should" (come autopubblicarsi, e perché dovreste farlo).

Gaughran non ha alle spalle l'impressionante corpus letterario degli statunitensi J. A. Konrath e Amanda Hocking (due autori di cui ho già parlato qui e qui), dato che ha dato alle stampe (digitali) solo un romanzo storico e due racconti. Tuttavia, è riuscito a realizzare un saggio/guida che ha tutti i crismi per diventare un manifesto. Il testo è disponibile su Amazon a due sterline o su Smashwords a cinque dollari (ma la versione PDF è gratis!) e se volete un assaggio condito da qualche extra basta andare sul suo sito - il che rappresenta pure un ottimo esempio di portale Internet per un autore letterario.

Le diverse sezioni di http://davidgaughran.wordpress.com raccolgono interi capitoli di Let's Get Digital, a partire da "Basics" che spiega in poche righe tutto ciò che bisogna sapere sull'autoproduzione, dal caricamento online del testo alla promozione via reti sociali. Il discorso sull'indispensabilità di un blog è invece sviluppato in una pagina a parte, mentre se volete approfondire le vostre conoscenze sulla formattazione, c'è una sezione dedicata con diversi link interessanti. Stesso discorso per la questione del prezzo da affibbiare alle proprie opere, argomento al quale è dedicata una pagina con riferimenti di Gaughran alla propria produzione.

Come ultima chicca, infine, consiglio la pagina legata alle "Covers" dove l'autore non si limita a sottolineare l'importanza di una buona copertina sul mercato digitale, ma racconta l'evoluzione grafica della copertina del racconto Transfection e le motivazioni che hanno portato al risultato finale. Lo fa da neofita, dato che il lavoro è stato eseguito dalla sorella designer. Un racconto semplice ma istruttivo, specie per chi si diletta con la scrittura ma utilizza ancora Paint per modificare le immagini - vedi il sottoscritto. Un percorso passo-passo che non è raccolto in Let's Get Digital e vale sicuramente la visita sul suo sito.

martedì 4 settembre 2012

Perché gli scrittori indie sono sempre gli ultimi della classe?

In occasione di un recente scambio digital-epistolare con Rosario Maria Olivieri (ideatore e autore del blog/podcast Autore da Quattro Soldi, che raccomando a tutti), è emersa una questione interessante: come mai gli autori indie in campo letterario non sono rispettati quanto quelli che periodicamente si affermano in campo musicale, cinematografico e videoludico? Considerate le migliaia di variabili in gioco è impossibile dare una risposta univoca, ma è interessante ragionare su questo confronto per sviscerare le problematiche presenti attualmente sul mercato italofono. Ecco quindi sette ostacoli per i quali, a mio parere, l'autoproduzione letteraria fatica a imporsi nella nostra società.
  • Ostacolo di tipo tecnologico: il consumatore ha a che fare non solo con un nuovo prodotto, ma anche con un nuovo medium. L'affermazione dell'autoproduzione letteraria è legata a doppio filo con la diffusione dell'ebook, ma questa dipende fortemente dalla distribuzione degli ebook reader. A differenza quindi del mondo della musica, del cinema e del videogioco in cui è il prodotto indipendente a determinare la novità, ma non il medium con il quale lo si riproduce, in campo letterario sarà il successo degli apparecchi a tecnologia e-ink a influenzare il corso dei libri digitali. I problemi scaturiscono dal dibattito quasi ideologico nato e sviluppatosi anche sulle pagine dei media: fascino del libro VS ultima tecnologia, profumo della carta VS freddezza digitale, tradizione VS innovazione. Uno scontro inesistente dato che nessuno garantisce che gli ebook reader soppianteranno i volumi cartacei. Un apparecchio digitale può benissimo affiancare la lettura tradizionale, senza mire espansionistiche. Non a caso i principali fruitori di ebook sono attualmente i lettori forti, quelli che leggono più libri al mese e che non hanno paura di spaziare dalla carta al digitale a dipendenza del testo. Io, ad esempio, leggo narrativa inglese e produzioni indipendenti su ebook reader e narrativa italiana tradizionale su carta.
  • Ostacolo di tipo tecnologico II: in pochi hanno preso veramente in mano un ebook reader. Tutti parlano di lettori digitali di questo tipo, ma in pochi hanno avuto modo di provarne uno. E non fatevi ingannare dalla diffusione dei tablet: leggere un testo su un dispositivo dedicato è qualcosa di totalmente differente. A detta degli esperti (e la mia esperienza personale lo dimostra), solo avendone uno in mano per qualche minuto è possibile carpirne tutte le qualità. Come testimoniano le classifiche di vendita online (Amazon su tutti), per affermarsi l'autoproduzione letteraria deve sfruttare soprattutto gli ebook poiché il mercato digitale offre spazio e margini di manovra (la libertà di decidere il prezzo, ad esempio, dato che i bestseller costano dai sei euro in su).
    Il boom commerciale, tuttavia, pare ormai vicino: le librerie e i negozi di elettronica che espongono ebook reader tra uno scaffale e l'altro sono in crescita, gli acquirenti e i sostenitori del prodotto pure. Un circolo virtuoso che, come dimostrano i dati di vendita negli USA e nel Regno Unito, tocca puntualmente un picco nel periodo natalizio. Vedremo cosa capita.
  • Ostacolo di tipo tecnologico III: i pagamenti online non sono ancora la norma. A differenza di un mercato come quello statunitense in cui la carta di credito è utilizzata anche per le transazioni più piccole, qui si privilegia ancora la cartamoneta. Questa riottosità rallenta lo sviluppo di altri fenomeni web come il crowdfunding, ovvero la possibilità di raccogliere fondi convincendo gli utenti della bontà di un proprio progetto (www.kickstarter.com è uno degli esempi più noti). Sentite cosa dice Chiara Spinelli, project manager dell'italianissimo Eppela, al giornalista Alessio Jacona dell'Espresso: "in Italia si riscontra la paura cronica degli utenti di fare pagamenti on line anche di piccola entità, un ostacolo [...] che soffoca qualsiasi mercato digitale nel nostro Paese". A ciò si aggiunge un dato interessante rilevato dall'Istat: nel 2011 solo un quarto di coloro che hanno effettuato acquisti online hanno comprato testi digitali (un milione e 900 mila persone di età compresa tra i 16 e i 75 anni).
  • Ostacolo di tipo socio-culturale: tutti sono in grado di scrivere, ma non tutti sanno scrivere. Suonare la chitarra, girare un film o programmare un videogioco richiede conoscenze tecniche sviluppate nel corso degli anni, ma nel mondo letterario le cose sembrano diverse: la semplice capacità di poter scrivere si traduce automaticamente nella facoltà di scrivere un testo complesso come un romanzo, saltando così a pié pari la necessità di chinarsi su testi, manuali e nozioni basilari di narratologia. In molti rispondono: "Ma se c'è la passione, di cos'altro c'è bisogno?". Lavoro, esercizio e applicazione, ecco cosa. La passione non è sufficiente in campo musicale, videoludico e cinematografico: perché dovrebbe nel mondo letterario?
    È lo stesso motivo per cui, in un'agenzia pubblicitaria, i committenti chiedono aiuto per la realizzazione grafica di un concept ma si illudono di essere in grado di rimpiazzare il lavoro del copywriter. Una tendenza che porta al seguente luogo comune: "in Italia in pochi hanno letto più di venti libri nella loro vita, ma tutti hanno un romanzo nel cassetto."
  • Ostacolo legato alla fruibilità dei testi: scarsa immediatezza = difficoltà e lungaggini nel determinare la qualità di un prodotto. Quanto tempo si impiega ad ascoltare una canzone? Quattro minuti. A guardare un film? Una novantina di minuti. A portare a termine un videogioco? Da poche a decine di ore, un po' come il tempo richiesto per leggere un libro. Ma quanto tempo si impiega a capire che una canzone è stonata, un film amatoriale o un videogioco pieno di bug? Pochi secondi, e questo anche se il fruitore è poco esperto del settore. Per un testo letterario, invece, spesso gli errori passano sotto traccia o emergono agli occhi del lettore medio solo dopo decine e decine di pagine. Il motivo? Un po' come illustrato nel punto precedente, quasi tutti sono in grado di leggere un testo, ma non molti sanno evidenziare le pecche contenutistiche o gli errori formali presenti (pensiamo ad esempio alla confusione tra accenti acuti e gravi). Questa difficoltà ingolfa il motore dell'autoproduzione letteraria perché il lettore medio non è pronto e/o capace a determinare autonomamente quale testo è scritto oggettivamente bene e quale no, cosa che spesso sfocia nella mancanza di autocritica nei confronti dei propri testi. Un argomento al quale dedicherò un post nei prossimi giorni.
  • Ostacolo di tipo numerico: il mercato dei lettori è limitato. Secondo i dati Istat, solo un italiano su due dichiara di aver letto almeno un libro nel 2011 ma quasi tutti vanno al cinema per vedere un film, accendono la radio per ascoltare della musica o dispongono di un dispositivo attraverso il quale fruire di un videogioco (smartphone, computer, console,...). Per di più, il mercato letterario spesso non si autoalimenta: anche coloro che dovrebbero dimostrarsi più sensibili alla produzione indipendente - gli autori stessi - non acquistano testi altrui e, se lo fanno, privilegiano i bestseller da libreria a scapito delle piccole realtà locali.
  • Ostacolo di tipo storico: non esistono casi celebri e nostrani di autoproduzione letteraria. La musica indipendente può godere di numerose etichette e festival, il cinema indipendente può contare sul Sundance dal 1978 con tutto ciò che ne consegue, gli smartphone e gli app store hanno favorito la nascita di videogiochi indie. E l'autoproduzione letteraria? Al di là delle diverse figure di riferimento attive nel mondo anglofono, il mercato italofono non pare avere ancora un simbolo. Inoltre, l'iter tradizionale negli altri settori prevede un periodo di indipendenza seguito (nella migliore delle ipotesi) da un contratto con una grossa casa, ma nel mondo della letteratura sembra che i primi passi debbano esser fatti sempre in simbiosi con una casa editrice, seppur piccola. Il giorno in cui un autore sfonderà veramente con un testo autoprodotto o una grande penna passerà all'indipendenza, il movimento guadagnerà popolarità e forse riuscirà ad andare oltre allo stereotipo "testo autoprodotto = testo scartato da un editor e/o di serie B".