mercoledì 30 gennaio 2013

Passo #8: scegliere bene la copertina, ovvero l'importanza di (non) imitare gli altri


Lanciarsi in una nuova impresa come quella dell'autoproduzione editoriale richiede spirito di iniziativa, determinazione e anche un po' di sana autocritica. Il confronto con chi ci ha preceduto è inevitabile, ma se i bestseller indipendenti sono di difficile replicazione (talvolta la qualità letteraria supera le nostre capacità, altre volte i successi non hanno una spiegazione precisa), i casi più sfortunati hanno molto da insegnare. Basta non imitarli.

L'Huffington Post ha dedicato di recente due interessanti articoli all'argomento. Il primo è ripreso dal blog  indiereader.com e vede l'autore Guy Kawasaki mettersi nei panni del lettore, presentando i motivi per i quali si può concedere una chance a un libro autoprodotto. Non dimentichiamo, infatti, che moltissimi covano ancora il pregiudizio (spesso, diciamolo, giustificato) secondo il quale i libri delle Penne indipendenti siano pura feccia. I consigli sono tutti utili per chi sta decidendo di dare alle stampe la propria opera: si va dal limitare i refusi al minimo (anche grazie a un attento editing professionale) alla formattazione delle prime pagine, frontespizio incluso. Al primo posto figura l'importanza della copertina, considerata "il volto di ogni libro".

Su questo argomento ruba qualche risata un altro servizio del quotidiano online, stavolta dedicato alle dieci copertine autoprodotte più brutte dell'intera Rete. Riporto qui sotto un trittico da brividi; scoprite le altre sette a questo link, con un approfondimento dell'autore (Nathan Shumate) sul perché una buona copertina è fondamentale su Internet - e non solo. E qui vi rimando a un post di qualche tempo fa in cui parlavo dell'importanza di affidarsi ai professionisti giusti (grafici inclusi). Ah, dimenticavo: se conoscete altre copertine orride, segnalatele pure nei commenti ;-).




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