venerdì 13 dicembre 2013

Dall'autopubblicazione a un contratto editoriale. Elisa S. Amore: "Ecco i segreti del mio successo"

Nell'ultimo post vi ho presentato Elisa S. Amore (questo il suo sito internet) e le sue strategie di promozione e vendita di La carezza del destino, originalmente autopubblicato e ora nelle mani di Editrice Nord. Ho avuto inoltre la fortuna di intervistarla sulla sua esperienza, su quello che ha imparato e su come è riuscita ad arrivare a un grande gruppo editoriale come GeMS (di cui fanno parte Guanda, Garzanti, Corbaccio, Longanesi, TEA...). Ecco le sue risposte.

Mattia Bertoldi: Come sei arrivata all'autoproduzione? Ti sei prima rivolta a delle case editrici oppure hai accarezzato l'idea del self publishing man mano che proponevi il tuo manoscritto ai vari editori?
Elisa S. Amore: All’inizio ho seguito l’iter tradizionale, l’ho inviato ad alcune case editrici dopo averne studiato i cataloghi. Nel frattempo ho frequentato le fiere, ho conosciuto editor, ho cercato di far parte del mondo dell’editoria e acquisire esperienza. Così, quando ho capito che non avrei ricevuto risposte dalle case editrici, ho iniziato a pensare di pubblicare per conto mio.

MB: Ho letto in più interviste che il “periodo di incubazione” del tuo primo romanzo è durato tre anni. Durante questo lasso di tempo, quanti e quali professionisti ti hanno aiutato nel rendere il tuo primo romanzo “autopubblicabile”? Come è evoluto il testo e l'aspetto grafico del prodotto?
EA: Durante il periodo di “attesa” la storia è maturata molto, ho riletto il testo molte volte, cambiando sempre qualcosa, aggiungendo e tagliando. Le persone che ho incontrato mi hanno dato dei consigli, ma la vera evoluzione è avvenuta solo dopo, quando ho avuto l’occasione di lavorare con un editor professionista. Prima il romanzo mancava di un editing, mentre con la casa editrice il testo è stato esaminato “al microscopio”. 
La parte grafica l’ho sempre curata io, nell’auto pubblicazione. Ho editato tutto il materiale personalmente, ho lavorato anche alla copertina perché rispecchiasse i temi del romanzo. Nella nuova edizione è stata curata da dei grafici professionisti, anche se la casa editrice Nord mi ha sempre dato la possibilità di esprimere il mio parere.

MB: Come consideri l'autopubblicazione – una strada alternativa da prendere consapevolmente fin dall'inizio o un piano B da adottare solo in caso di rifiuti da parte degli editori?
EA: Consiglio sempre di provare prima la strada tradizionale o con l’invio alle case editrici o affidandosi a un agente. La strada dell’auto pubblicazione è impegnativa, soprattutto se si vuole tentare di emergere e va considerata come un’ultima risorsa. Se io avessi auto pubblicato dopo la prima stesura, non sarei sicuramente soddisfatta come lo sono adesso. Non bisogna avere fretta, l’attesa a volte può farci bene, anche se sul momento non sembra così.

MB: Cosa rispondi a chi sostiene che le opere autopubblicate sono solo spazzatura e non godono della benché minima qualità? Ti sei mai trovata confrontata a una questione del genere, nel tuo periodo da autrice indie? 
EA: In generale, non è giusto giudicare qualcosa senza aver prima valutato il contenuto. Su internet ci sono diverse scuole di pensiero e c’è chi addirittura odia la categoria degli auto pubblicati e io - come succede prima o poi a tutti quelli che decidono di intraprendere questa strada - ne ho incontrato qualcuno. Penso però che sia davvero inutile accanirsi contro un autore che sceglie una strada diversa, qualunque sia il motivo della scelta. Chi si accanisce, il più delle volte ha delle ragioni personali, altrimenti, se si è lettori disinteressati, basta non acquistarlo o non leggere ciò che non ci piace, si possono sempre leggere i pareri degli altri e, se non ci si fida, gli store online ti danno la possibilità di scaricare un’anteprima gratuita. Nessuno è obbligato. E nessun libro è una garanzia, nemmeno quelli pubblicati dalle CE. Certo il rischio è minore, ma ogni libro può piacere o meno, a seconda del proprio gusto personale, del proprio umore o del momento nella vita in cui si legge. Un libro può lasciare a ognuno emozioni diverse e bisogna rispettare il parere di tutti. 

MB: Soprattutto nei primi tempi, come ti sei mossa a livello di promozione? Ti sei affidata alle reti sociali, al tuo sito internet oppure il passaparola ha semplicemente preso il sopravvento?
EA: Ho studiato tutto mesi prima. L’auto pubblicazione ha un grosso limite: la scarsa visibilità. Se non ci si dà da fare il libro scompare tra i tanti titoli che invadono la rete. Io ho cercato sin dall’inizio di distinguermi, cercando di attirare l’attenzione del potenziale lettore e suscitarne l’interesse attraverso link, giochi, sondaggi e iniziative originali. Da poco, ad esempio, si è concluso il BE TOUCHED contest, in cui i partecipanti dovevano scrivere TOUCHED SAGA in una parte diversa del proprio corpo, a seconda della tappa. Hanno inviato molte foto, ma soprattutto si sono tutti divertiti e hanno avuto la possibilità di vincere dei premi finali. Qui puoi vedere l’album con le foto. Questo è un esempio, ma ho organizzato molte altre cose e altre ne organizzerò. La cosa più importante quando si pubblica il proprio libro è mettersi in gioco.

MB: Come è nata l'idea di promuovere il tuo romanzo al cinema, prima della proiezione di un film della saga di Twilight? Hai notato sensibili cambiamenti nel numero di copie vendute su Internet?
EA: L’idea è nata con il mio desiderio di far conoscere la storia a più persone possibili. Per promuovere il libro, tra le diverse opzioni (fare presentazioni in giro per l’Italia, far stampare libri da vendere, etc) ho fatto una scelta diversa e in un certo senso “studiata”, facendo proiettare il mio booktrailer prima di Breaking Dawn 2, mirando a cogliere l’attenzione del giusto target di lettori. Sicuramente non è stato facile riuscirci, ma ha permesso al mio libro di avere quasi la stessa visibilità che hanno i libri in libreria, visto che il problema più grosso dell’auto pubblicazione è la scarsa visibilità. 
Il boom è partito subito dopo la messa online del romanzo, grazie ai blog che ne hanno parlato in anteprima, alla curiosità che è riuscito a suscitare il sito web che io stessa ho creato (pur non avendo mai studiato CEO) e soprattutto grazie al passaparola dei lettori. Dopo poche ore infatti ha raggiunto il primo posto tra i Bestseller fantasy di Amazon. Il trailer, invece, è uscito una settimana dopo; ha sicuramente contribuito, ma il passaparola aveva già preso il sopravvento. 

MB: Quando hai constatato che le vendite andavano bene, hai avuto la sensazione che qualche editore ti avrebbe chiamato o hai continuato a ragionare come autrice indie?
EA: Lo speravo. Dentro di me ho sempre covato la speranza di arrivare in libreria. I primi contatti sono arrivati solo dopo due settimane. Però sono sempre rimasta con i piedi ben piantati a terra. Ho continuato per la mia strada, valutando il da farsi a ogni nuova occasione, ma proseguendo nella promozione come avevo sempre fatto, infatti dopo due mesi ho messo online il secondo libro della saga. Fin quando dopo altri due mesi li ho ritirati entrambi dalla vendita.

MB: Quando ti hanno contattato per la prima volta delle case editrici tradizionali? Come sono arrivate al tuo nome e come si sono messi in contatto con te?
EA: La prima casa editrice mi ha contattata dopo due settimane, poi è arrivata una proposta dalla Spagna, da un editore che ne ha comprato i diritti, e subito dopo molte altre da grandi editori italiani. Penso che mi abbiano notata perché il libro era stabile ai primi posti delle classifiche online. Inoltre la gente ne parlava, il passaparola è molto importante perché è quello che ti fa andare avanti. Soprattutto, però, l’auto pubblicazione permette di avere un primo riscontro dai lettori, che sono i giudici più importanti e, dai molti pareri positivi, probabilmente le case editrici hanno visto che la storia arrivava al cuore del lettore e hanno deciso di leggerla e valutarla.

MB: Davanti alle loro offerte hai mai pensato di rifiutare, mantenendo l'autonomia guadagnata con l'autoproduzione?
EA: Nemmeno per un secondo. Il mio sogno è rimasto quello da cui ero partita: vedere il mio libro sugli scaffali delle librerie. 

MB: In sintesi, quali sono le ragioni che ti hanno spinta a scegliere di firmare un contratto con una casa editrice tradizionale? Quali, insomma, i vantaggi diretti a te come scrittrice anche in termini di vendite e distribuzione?
EA: Dopo tanti sforzi sono finalmente riuscita ad attirare l’attenzione degli editori con le mie sole forze. L’auto pubblicazione è stata per me un trampolino di lancio, ma con la nuova edizione ho avuto la possibilità di lavorare con molte persone, ognuna delle quali si è occupata di un aspetto diverso: dall’editing, all’ufficio stampa e a quello marketing e così via. E poi, sinceramente, trovo difficile immaginare che qualcuno possa rifiutare di firmare un contratto con un grosso editore. 

MB: Quali sono invece gli “svantaggi”, cioè quegli aspetti su cui prima eri unica giudice mentre ora sei costretta ad affidarti agli altri (es. copertina)? È difficile “cedere il passo” dopo un'esperienza come quella dell'autoproduzione?
EA: Secondo me non si possono chiamare “svantaggi”. Con l’auto pubblicazione puoi scegliere tutto da solo, è vero, ma devi anche farti carico di tutto. Con l’editore si dividono i doveri, ma anche i diritti, come è giusto che sia. La casa editrice investe su di te, ti porta in tutte le librerie d’Italia, è giusto scendere a qualche compromesso. Almeno io ho questa visione perché ho avuto a che fare con persone splendide, che mi hanno coinvolto nel processo decisionale, ascoltando sempre il mio parere. Loro si sono fidati di me e delle mie idee e io della loro esperienza. C’è un rispetto reciproco e di questo sono grata perché conosco autori che non sono stati così fortunati.

MB: La tua nuova casa editrice si è detta preoccupata di lanciare sul mercato un romanzo (seppur migliorato) già entrato in circolazione quasi un anno fa?
EA: Questo dovresti chiederlo a loro XD Scherzi a parte, non mi hanno mai dimostrato di essere preoccupati, anzi. Sin dall’inizio hanno accolto me e il mio romanzo con molto, moltissimo entusiasmo. Sin dal primo giorno in cui ho incontrato il direttore editoriale, insieme agli editor Nord, nell’ufficio del mio agente. Erano entusiasti, volevano saperne di più e non vedevano l’ora di pubblicare la storia. Infatti già ad aprile uscirà L’inganno della notte, il secondo libro della saga.

MB: Di chi è stata l'idea di distribuire due racconti/prequel gratuitamente? Tua o della casa editrice? Come la giudichi?
EA: Mi è stato proposto di scrivere dei racconti sui personaggi per far conoscere il mio stile in via gratuita a coloro i quali non mi conoscevano ancora. Allo stesso tempo, i miei lettori più affezionati hanno potuto approfondire degli aspetti della storia. Sono stata entusiasta di tornare indietro nella vita dei personaggi e far vivere loro altre avventure, anche perché ho avuto carta bianca, la casa editrice non mi ha imposto nulla, né limiti, né tematiche. Mi sono divertita e probabilmente arriveranno altri racconti.

MB: Sei arrivata a una casa editrice attraverso l'autopubblicazione, un percorso che ha pochi eguali oggi sul mercato italofono. Pensi che un'esperienza del genere ti abbia migliorato come scrittrice? Avresti preferito arrivare all'Editrice Nord con un manoscritto quattro anni fa o in fondo è stato meglio così?
EA: Sì, penso che mi abbia migliorato. Non solo ho fatto molta esperienza durante il mio percorso di auto pubblicazione, perché ho dovuto cimentarmi in molte situazioni nuove che oggi fanno parte del mio bagaglio, ma ho avuto anche l’opportunità di entrare in diretto contatto con i lettori, di ascoltare i loro pareri sulla storia, scoprire cosa andava migliorato. E con la casa editrice ho colto l’occasione per migliorare il romanzo anche seguendo i consigli che avevo raccolto nella mia prima esperienza.
Come dico sempre, se avessi pubblicato quattro anni fa, anche con grossa una casa editrice, non sarei soddisfatta del racconto come lo sono adesso. Anche se quando aspetti una risposta non sembra così, l’attesa alla fine fa bene al romanzo perché, se continui a crederci e a lavorarci, finirai per migliorarlo. Il mio consiglio è quello di non arrendersi, prima o poi, se la storia è buona, arriverà nelle mani giuste.